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Fa un caldo feroce a Leningrado, e Maljanov non è al mare con moglie e figlio, è rimasto a casa, immerso nella sua ricerca sullo spazio interstellare. È a un passo, lo sente, da una grande scoperta. Basta un ultimo sforzo, concentrarsi, lasciare i piatti sporchi nell'acquaio, far la spesa solo quando il gatto implora da mangiare. Concentrarsi: è una parola. Squilla ininterrottamente il telefono, suonano alla porta. Arriva un pacco dono pieno di vini e leccornie. Passa a trovarlo una donna con il collo fatto per essere baciato. Poi è la volta di un vicino che ha il bisogno impellente di prestargli un libro. Combattere la distrazione quando si deve lavorare, certo, è un problema di tutti. Ma qui c'è qualcosa di strano, pensa Maljanov. Ne discute con gli amici scienziati e scopre ben presto... che capita anche a loro la stessa cosa. Continue interruzioni perverse, proprio quando la ricerca è sul più bello, vicina alla svolta. Si parla addirittura di minacce. Qualcuno vuole ostacolarli, fermare il progresso della conoscenza. Qualcuno, sì, ma chi? E soprattutto, che fare, adesso? Prendersi il rischio, la responsabilità di andare sino in fondo, o arrendersi, appiattirsi, "diventare meduse"? È la scelta cruciale che tocca a Maljanov. Nel nostro tempo di stimoli schiaccianti, di totalitarismi vecchi e nuovi, ciechi e insinuanti, un romanzo straordinariamente attuale sulla necessità di essere se stessi, liberi e indipendenti, per cambiare il mondo. Ci vuole tempo, ma ancora un po' ne resta: un miliardo di anni.